Camminalonga_2018

Venerdì 6, Sabato 7 Luglio 2018 – 19^ edizione Camminalonga

CAMMINALONGA 2018 … da San Giovanni Lupatoto a Cima Carega …

 

Anche quest’anno, e siamo alla 19° edizione, si è svolta la Camminalonga (stavolta tra venerdì 6 e sabato 7 luglio).
Lo spirito su cui si basa è quello “dell’uno accanto all’altro”, non una gara (arrivo prima io!) ma la condivisione: insieme per raggiungere lo stesso obbiettivo!
Non c’è un avversario, o meglio, non è l’altro ma sei tu che ti confronti con i tuoi limiti: arriva solo chi ha la motivazione giusta, quella “forte”!
Nata nel 1999 “per caso” per il compleanno del montanaro DOC Ezio, che anche quest’anno si è cimentato seppur nella parte finale, la Camminalonga si è strutturata nel tempo ed ogni anno attrae nuovi camminatori.
Si parte in 41 (di questi in 33 sono arrivati alla meta) per vivere insieme questa esperienza; quattro di loro (Ardea, Claudio, Gianfranco e Vito) formano il gruppo di coordinamento, necessario per dare tempi e ritmi a tutti.
Ci sono i Camminatori storici, chi le ha fatte tutte (Rosanna), chi è alla sedicesima camminata, chi alla tredicesima, … chi alla prima: grande ricambio quest’anno, ben 22 i “nuovi”!
Da non dimenticare i simpatizzanti che accompagnano la partenza (sempre più numerosi anche con Sindaco di SGL Gastaldello e l’immancabile Giampaolo), insieme all’esplosione dei trombini utilizzati dai Pistonieri di Badia Calavena.
L’atmosfera che accompagna questo insieme di persone molto eterogeneo, è subito gioviale ed allegro, mentre il sole volge al tramonto nella pianura veronese.
Ed è nelle sei soste brevi programmate, oltre che alla partenza, che si ha l’incontro con l’assistenza, formato da un gruppo di 18 persone, con l’aggiunta di una squadra del Soccorso Alpino, pronta per ogni evenienza, oltre che per aiutare negli attraversamenti.
Nella corso della notte, ci ha accompagnato anche una squadra della Protezione Civile.
E sempre in queste pause, oltre a quanto preparato dall’Assistenza (frutta, pastasciutta, dolci, bevande) c’è la possibilità per tutti di assaggiare e gustare le “chicche” alimentari del Laboratorio del Gusto Slow Food di Giorgio, quali formaggi e salumi con ottimo miele veneto, piemontese, di Cipro, Cres.
Inoltre, LABNEH (yogurt dei nomadi del deserto), crema di liquirizia calabra, miscele di caffè arabiche.
Le edizioni “trascorse” permettono di mettere a punto una macchina organizzativa di notevole portata e rodata ad ogni esigenza.
L’allegria e la disponibilità dei componenti il gruppo che fa assistenza, fa si che anche i partecipanti, pur se stanchi, rispondano con il loro grazie ed un sorriso che ogni volta è “tutto un programma”.
Dopo aver attraversato l’Adige a Ponte Perez si comincia dolcemente a salire in direzione della Val d’Illasi, e si passa nel corso della notte, camminando per oltre 50 km, da quota 42 metri di San Giovanni Lupatoto, ai 793 di Giazza, ultimo centro abitato prima dello strappo finale, dove ci ristora un superba colazione.
Qui terminano i ristori ed ogni partecipante, oltre a mettere ai piedi un sano paio di scarponi, può mettere in spalla il proprio zaino ed affrontare la montagna che lo porterà verso cima Carega, a quota 2259, sempre accompagnati dal Soccorso Alpino.
L’arrivo viene sancito dalla foto di rito e dalla firma del registro.
Ascoltando le voci dei Camminatori abbiamo scoperto che, oltre all’entusiasmo di chi c’era per la prima volta, c’è la coscienza di chi “ne ha fatte” e dice di non aver mai dato nulla per scontato, e soprattutto che ogni anno è una storia diversa, forse è proprio questa la cosa più bella: la novità di una cosa “vecchia”!
Da non dimenticare il meteo (sole!) e la temperatura (perfetta!), che hanno dato il loro meglio, per aiutare gli infaticabili camminatori.
La più bella caratteristica di questa edizione è stata l’uniformità di chi si è cimentato, cosa che ha permesso al gruppo di rimanere sempre “corto” ed unito.
Possiamo anche concludere affermando che la Camminalonga richiede si un grande sforzo fisico e mentale, ma tutto questo svanisce per lasciare posto alla soddisfazione di aver compiuto un’impresa non da tutti i giorni, e soprattutto in compagnia …
Ed il grazie più grande va al Consiglio Direttivo del GAM per tutto il tempo “prestato” alla Manifestazione!
Arrivederci al 2019, e sarà la Ventesima!

CAMMINALONGA 2018

Dal Piemonte e precisamente da Casalborgone(provincia di Torino), Paola e il suo simpatico cagnolino Charlie, detto Charlino, partecipano alla XIX edizione della “Camminalonga”, organizzata dal Gruppo Amici della Montagna di San Giovanni Lupatoto(Verona).

Perché ho deciso di partecipare, con il mio adoratissimo Charlie, a questa camminata notturna da San Giovanni Lupatoto a Cima Carega?
Domanda lecita e non di sicuro banale, ma semplice è la risposta, che in breve vi narro: mio figlio Andrea, che abita a Verona, in qualità di volontario del Soccorso Alpino della Stazione di Verona(XI delegazione) ha partecipato alle due precedenti edizioni della Camminalonga.
Già l’anno scorso mi aveva suggerito, anzi incitato a partecipare, ma purtroppo per impegni di lavoro non avevo potuto essere presente.
Quest’anno invece mi sono imposta di condividere questa esperienza e pertanto ho fissato le ferie già molto tempo prima.
Poco so della manifestazione, dell’organizzazione e del gruppo, ma la testimonianza di mio figlio e la visita al Vostro sito mi hanno dato una visione chiara di ciò che dovrò affrontare.
Non conosco nessuno del gruppo, ma non è un problema: in queste realtà tendenzialmente trovi persone accoglienti e semplici, disponibili a ricevere i nuovi arrivati come se “fossero a casa loro”.
Con me si è anche iscritta Francesca, compagna di Andrea, con la sua cagnolona Lola.
Mi piace il termine “Camminalonga”: il termine camminare appartiene innanzitutto al vocabolario italiano, ha una sonorità molto più morbida rispetto a “trekking”, ed ha un’idea del tempo sfumata e lenta, ad un’identificazione della meta, non solo come punto geografico di arrivo, ma anche come obiettivo di percorso dentro di noi, ad un viaggiare insieme ma anche da soli.
Camminare è una delle prime attività praticate dall’uomo: abbiamo camminato per cercare cibo o alimenti più abbondanti , per cercare ambienti o climi migliori dove vivere, per esplorare, per conoscere.
Cammino da sempre … brevi o lunghe distanze, ma mai come questi 62 km che mi attendono.
Arrivo alla piazza di San Giovanni Lupatoto in orario, come da regolamento e già percepisco un’atmosfera di festa di un gruppo di persone che vorranno vivere questa esperienza, non solo come un’impresa personale, ma come genuina condivisione di un appuntamento che sicuramente molti di loro attendono da un anno all’altro.
Al tavolo delle iscrizioni mi accolgono cordialmente, le dovute procedure di iscrizione, firma del tabellone di partenza con i nomi di tutti i partecipanti, consegna della maglietta e del bicchiere di acciaio con moschettone, utile nei diversi punti ristoro per provvedere a dissetarci.
Un plauso a questa felice e intelligente scelta ecologica del bicchiere personale, onde evitare l’utilizzo di innumerevoli bicchieri di plastica che, oltre il costo, creano volumi di rifiuti da smaltire!
Ci avviamo ai nastri di partenza, dopo aver fatto la foto di gruppo sul sagrato della Chiesa; mancano oramai pochi minuti alla partenza: ancora qualche ragguaglio sull’organizzazione e sul regolamento della camminata, l’intervento del Sindaco Attilio Gastaldello, la presenza dei Pistonieri, con i loro costumi tipici ma soprattutto con i “Trombini della Lessinia”, che derivano da armi da guerra del seicento-settecento, usate per incutere terrore o per farsi largo tra la folla.
Sentire il fortissimo botto è un’esperienza da non perdere, un’autentica esplosione di gioia ed è stato il segnale di inizio di questa XIX edizione.
Il gruppo parte compatto a passo sostenuto, mi sento felice, coccolata, ma un po’ in uno stato di apprensione nel pensare al traguardo, il Carega.
Non devo pensare alla meta, a dove arriverò, ma a dove sono, a quello che vivo istante per istante; voglio “vedere” il paesaggio, le persone che mi circondano, perché vedere ha il significato della percezione della realtà attraverso l’uso della vista, immagazzinando le immagini per capire, scoprire, interpretare ciò che ci circonda.
Ecco come voglio vivere la mia prima Camminalonga!
Anche Charlino è felice: è un gran camminatore, un esploratore: persone, luoghi, odori nuovi … tutto da scoprire e intanto, passo dopo passo, si fa anche voler bene da tutti.
E’ un cane molto socievole, buono, ubbidiente, coccolone.
Mi permetto anche, nei tratti in aperta campagna e quindi in piena sicurezza, di lasciarlo libero, perché come me, è uno spirito libero!
Nella pianura, il sole è ancora alto, la temperatura elevata, ma il panorama verso i monti, i profumi della campagna, piccoli angoli e scorci rurali mi distolgono dalla percezione fastidiosa del caldo.
I percorsi campestri si intervallano a brevi percorsi o attraversamenti di strade urbane o extraurbane trafficate, e in queste situazioni intervengono i volontari del Soccorso Alpino, con i propri mezzi, per mettere in sicurezza i 40 partecipanti.
Anche durante il cammino, il gruppo è assistito dai volontari, che presidiano il gruppo e mantengono i contatti con i propri colleghi sui mezzi di soccorso, che si spostano da un punto tappa all’altro.
La prima tappa-ristoro è a Ponte di Zevio, verso le 21 a circa 7,5 km dalla partenza: sosta breve di 10 minuti ma con un banchetto imbandito di frutta, acqua e bibite.
In questo primo tratto della camminata, tra una chiacchierata e l’altra con i compagni di avventura, mi interrogo se per questa occasione sia importante lasciare che il mio corpo, il tempo e lo spazio intorno a me siano gli unici segnali naturali che mi accompagnino lungo il percorso.
Decido di spegnere il cellulare e mi impongo di non guardare l’orologio fino all’arrivo in cima al Carega … semmai ci arriverò!
Ottima scelta ….
Ora posso dedicarmi a me stessa, ad ascoltare il mio corpo, i rumori della natura, all’ascolto delle persone che camminano al mio fianco; seppur informata sui tempi di percorrenza e sui km delle varie tappe, avendo letto attentamente il regolamento della manifestazione, lascio che sia il trascorrere naturale delle ore che percepisco attraverso i segnali del cielo: il sole che tramonta, il momento dell’imbrunire, che amo chiamare “l’ora blu”, l’aria più fresca ….
Ora tutto ha un ritmo più naturale, piacevolmente naturale!
Si prosegue il cammino, passo buono; l’allegria di Francesca e Marta mi tengono compagnia nella camminata ormai notturna.
Superiamo la ex strada statale 11 Padana Superiore … già la strada che attraversa da ovest ad est la parte settentrionale della Pianura Padana; il suo tracciato comincia a Torino e finisce a Venezia …
Sento il rumore di un treno, mi volto … lo vedo sfrecciare sulla linea ferroviaria storica Torino-Milano-Venezia.
Amo il mio Piemonte, ma ho, da parte di papà, radici venete e precisamente bellunesi … per me il Veneto è la mia seconda patria … spero presto diventi il luogo dove poter trascorrere la mia seconda metà di secolo della mia vita.
Amo il Veneto, amo i luoghi piacevoli di Verona e i suoi dintorni.
Ormai è buio, con le torce illuminiamo il percorso, che si snoda tra campi, boschi, colture agricole, vigneti, frutteti, sentieri e strade sterrate.
Nei tratti meno accidentati spengo la mia torcia, perché mi piace “vedere” il buio e viverlo: non ci capita mai o quasi mai, abituati a vivere in centri abitati dove l’inquinamento luminoso ci altera i livelli di luce naturalmente presenti nell’ambiente notturno.
I nostri occhi si abituano al buio, vedono e distinguono cose, forme, luoghi.
Altra tappa a Ponte delle Asse – Vago di Lavagno … altro banchetto imbandito di prelibatezze: una buonissima insalata di pasta e bevande a volontà, caffè e digestivi, ma soprattutto i volontari dell’organizzazione che ti accolgono con un sorriso, un applauso, una pacca sulla spalla.
Ti spronano a mangiare, a bere perché la fatica sarà tanta e il nostro organismo non potrà mai permettersi di “andare in riserva”.
Anche il mio Charlino assaggia qualche buon boccone di cibo, coccolato anche lui; è ancora arzillo e vivace … gli faccio fare ancora una tappa.
Si prosegue il cammino, dopo breve sosta, siamo ormai nel pieno della notte, anche i toni del vociare si abbassano, quasi per dare spazio ai rumori della notte: il fruscio dei piedi sull’erba, o il rumore più secco dei passi sui sentieri o strade sterrate o acciotolate.
Ecco in lontananza si intravedono le luci della tappa-ristoro di Donzellino: qui veniamo coccolati con formaggi, salumi e ottimo miele veneto e piemontese!
Charlino inizia a percepire l’istinto naturale del ciclo del sonno; con Lola viene caricato sul mezzo del Soccorso Alpino, dove, tra bagagli e attrezzature, hanno ricavato per loro una confortevole cuccia.
Buonanotte cagnoloni ….
Siete in buone mani … grazie ai Volontari che ci hanno permesso di ricoverare i cani, pur sapendo che mio figlio Andrea, in servizio con il quad, avrebbe seguito il mezzo e monitorato i cagnoloni.
Non sento la stanchezza e neanche il sonno; percepisco il trascorrere delle ore dalla collocazione delle costellazioni in cielo: il Gran Carro, il Piccolo Carro, Cassiopea, la Stella Polare … e la luna calante che sorge dopo l’una di notte.
Una piacevole brezza notturna rende gradevole il cammino e ci permette di non accaldarci.
Altra tappa al cementificio di Tregnago: un banchetto di frutta fresca, frutta secca, macedonia, dolci … con tutte queste portate direi che siamo ai livelli di un banchetto nuziale!
Presente al convivio anche la Nutella … e mi ci tuffo …
Che spettacolare opportunità camminare nella notte, lontano dai rumori, dal disturbo della tecnologia che ci rende ormai schiavi e condiziona pesantemente(ma anche positivamente, se non se ne abusa!) il cadenzare delle nostre giornate.
Ascolto e parlo con il mio corpo: non è facile, perché non siamo abituati, ma è un’esperienza piacevole, interessante e incoraggiante.
A Cogollo ci attendono in piazza i volontari con altri dolci e un caldo thè, siamo circa a metà percorso della Camminalonga.
Si prosegue sempre a buon passo in direzione di Sant’Andrea.
Sento un po’ di stanchezza ma poco alla volta i segnali dell’albeggiare mi danno la carica per proseguire.
E’ spettacolare vedere il cielo davanti a noi, direzione nord-est, che inizia a schiarirsi, mentre alle nostre spalle il cielo è ancora tenebroso.
L’arrivo a S. Andrea è previsto alle 4,30, ma noi siamo compatti e spediti e arriviamo con 5 minuti di anticipo!
A questa tappa è prevista mezz’ora di sosta nella piazza della Chiesa; ognuno dei partecipanti si ingegna per trovare una collocazione simil-letto, per distendere le gambe e cercare di riposare un po’.
Qualcuno riesce anche ad addormentarsi!
Preferisco restare sveglia, sento freddo, nonostante il piumino indossato e la giaccavento impermeabile intorno alle gambe per non far raffreddare i muscoli.
Dal finestrino del mezzo del Soccorso Alpino, appaiono i due musetti di Charlino e Lola; Andrea li fa scendere e corrono incontro a me e Francesca.
Quante feste!
Ce li teniamo vicini per questo momento di pausa.
Sono quasi le cinque e siamo richiamati all’ordine “Si riparte!”.
I cani riprendono posto nella loro cuccia-itinerante; veniamo informati che la trasferta fino a Giazza sarà lunga e impegnativa per dislivelli e per la stanchezza che sicuramente inizierà a farsi sentire.
Devo ammetterlo, la tappa è impegnativa, è ormai giorno ma la temperatura è decisamente calata, sono le ore più fredde.
Il sole illumina le creste dei monti più alti, il cielo è terso e azzurro, ci attende una giornata di sole!
Arriviamo a Giazza in perfetto orario, come da programma; qui la colazione è imbandita presso il bar/ristorante del paese: dal salato al dolce, bibite, succhi, thè, caffè: ognuno di noi può ristorarsi come meglio crede e volendo, in gran quantità.
I mezzi dell’organizzazione che hanno trasportato i nostri zaini sono parcheggiati nel piazzale adiacente il locale: qui occorre cambiarsi e attrezzarci per la salita alla Cima Carega.
Ed è proprio qui a Giazza che ha inizio la vera Camminalonga(così mi viene detto, i chilometri macinati fino adesso sono solo di riscaldamento!!!); circa 12 km e 1400 metri di dislivello, ogni partecipante è munito di cartellino personale da far vidimare ai successivi controlli ai cancelletti: Rifugio Revolto – Rifugio Pertica – Bivio sentiero 108/bis – arrivo Rifugio Fraccaroli.
Partenza da Giazza ore 8,05, mi devo concentrare sulle mie energie, continuo a non guardare l’orologio e a assaporare il paesaggio di montagna, i suoi colori e i suoi profumi.
Ci accompagnano Charlie e Lola e mio figlio Andrea decide di rallentare di molto il suo passo per sostenere e incoraggiare me e Francesca (che nel mentre, dopo la sosta a S. Andrea, ha subito una dolorosa contrattura muscolare alla coscia destra).
Si sale prendendo il sentiero che taglia di molto la strada carrozzabile fino al Rifugio Boschetto e si prosegue per sentiero fino al Rifugio Revolto, raggiungendo il primo cancelletto di controllo con un buon tempo rispetto a quello della tabella di marcia.
Sento la fatica, specie sul sentiero che ci porta verso il Pertica: sentiero a gradoni che richiede molta energia.
In questi luoghi ci sono già stata alcune volte e mi piace concentrarmi sui ricordi delle precedenti gite per distrarre dalla stanchezza il mio cervello e il mio corpo.
Altro controllo al Rifugio Pertica, sempre accolta con gioia, entusiasmo: quei sorrisi e quelle parole di incoraggiamento dei volontari dell’organizzazione e del Soccorso Alpino hanno un particolare significato di valori di amicizia e di umanità che, credetemi, fanno davvero la differenza!
Proseguo sulla strada sterrata verso il bivio con il sentiero 108/bis; evito le scorciatoie nei tornanti, per compensare e per permettere a Francesca dolorante di avere un po’ di tregua.
E’ una ragazza “tosta”, non vuole mollare e a tutti i costi, anche con una sola gamba, vuole arrivare al traguardo!
Lola e Charlie, dopo il riposo ristoratore, sono carichi di energia e, nonostante il caldo e la salita, procedono veloci e molto arzilli.
Il percorso della strada fino al bivio lo trovo tremendamente lungo, ma eccoci in prossimità del sentiero 108/bis; altro controllo, altra vidimazione al cartellino, una breve sosta per bere e si riparte incamminandoci sul sentiero, che inizia ripido e a gradoni.
Mi dicono che ci vogliono ancora un’ora e mezza di cammino; sono le 10.25 e inizia l’assalto alla vetta.
Procedo più lentamente, il sentiero ora si apre in una vallata stupenda: alle nostre spalle si vede il Rifugio Scalorbi, la pianura veronese e vicentina; si continua a salire, facendo fatica a compensare ma cerco di fermarmi il meno possibile, piuttosto rallento ancora un po’ il passo.
Al sentiero terroso prende posto invece un tracciato di pietrume, largo a volte più scosceso, a volte più dolce.
Si intravede il Rifugio Fraccaroli, lassù … stagliato contro il cielo azzurro; mi sembra di poterlo toccare con un dito … ma è ancora lassù.
Riceviamo parole di incoraggiamento da altri camminatori che ci riconoscono come partecipanti della Camminalonga.
Mi stacco da Francesca dolorante e da Andrea che preferisce assisterla in salita.
Ma non sono sola: ora il gruppo dei camminatori si è sciolto, abbiamo un’andatura a fisarmonica e ci sorpassiamo a vicenda a seconda del ritmo della camminata, del fiato, della stanchezza.
Salgo e salgo ancora, il Rifugio si avvicina ed è sempre più grande e “vero”!
Gli ultimi tornanti del sentiero sono quasi un ostacolo insormontabile, ma sono fiera di me, sono fiera di tutti noi camminatori che, ognuno con la propria fatica, vuole raggiungere il traguardo.
Eccoci, io e Charlino alla piazzola sottostante il rifugio, pochi metri … i gradini verso la terrazza … sono arrivata al traguardo!
Sfinita e felice non comprendo che esplode un applauso per me e per Charlino e mi indicano l’ora di arrivo: sono le 11,36, ora posso guardare il mio orologio … sono davvero le 11,36.
Non mi aspettavo che al Rifugio Fraccaroli l’organizzazione avesse provveduto anche ad accogliere i partecipanti come ad un vero e proprio traguardo: applausi, sorrisi, strette di mano, firma del foglio e del registro di arrivo ed anche le foto che una spumeggiante Anita scatta ad ogni vincitore!
Eh sì tutti quanti siamo vincitori, non è una competizione la Camminalonga, è un’importante condivisione di un’esperienza faticosa ma bellissima.
Non importa il tempo che si impiega, fondamentale è arrivare alla meta in buone condizioni!
Poco alla volta arrivano nei tempi stabiliti i 30 camminatori (10 si sono ritirati lungo il percorso).
Sul terrazzo del Rifugio c’è chi mangia, chi si riposa e chi proprio si addormenta; l’organizzazione ci stupisce ancora con un ultimo vassoio di pezzetti di formaggio e salsine gustose e un ottimo bicchiere di vino.
Siete meravigliosi!
Foto di gruppo sulla terrazza e foto di gruppo alla Croce della Cima Carega poche decine di metri sopra il Rifugio.
Verso le 13,30 si prende la strada del ritorno per scendere al Rifugio Revolto, dove ci attendono i mezzi che ci accompagneranno fino a San Giovanni Lupatoto.
La discesa è faticosa, la stanchezza e il sonno prendono il sopravvento, ma la gioia e la soddisfazione di portare a casa la “Camminalonga” ci accompagnano lungo il percorso del rientro.
Al Rifugio Revolto l’organizzazione mi stupisce di nuovo: oltre all’accoglienza, come avvenuto in tutte le tappe che ho già descritto, una rinfrescante macedonia e dolcetti casalinghi ci danno la cosiddetta “botta di vita”.
La terrazza e il prato del Rifugio sono presi letteralmente d’assalto da noi camminatori, ora ci possiamo davvero rilassare.
Ma la macchina dell’organizzazione non si è ancora fermata, occorre predisporre il rientro dei camminatori sui pullmini e sulle autovetture.
Anche in questo caso, l’efficienza dei Volontari è lodevole! Salgo sul pullmino e …. crollo in un sonno ristoratore, breve ma profondo!
Mi sveglio a Giazza e ripercorro, ora su “quattro ruote” in senso inverso, il cammino della notte.
E’ già mi assale un senso di nostalgia, so che dopo un buon riposo, affioreranno in me le emozioni e le sensazioni vissute.
Se in cima al Carega mi ero detta “mai più!!”, ora mi dico “da rifare!!”.
Arriviamo alla piazza di San Giovanni Lupatoto, i saluti, un arrivederci … “ci potete contare!!”
Io, Francesca, Lola e Charlie torniamo a casa ….
Tanta stanchezza, ma soprattutto tanta serenità.

“Cari Amici della Montagna, non trovo le parole giuste per trasmettervi le mie emozioni, il mio Grazie per aver vissuto con Voi questa esperienza di camminata, di condivisione, di umanità, di fatica e di gioia.
Siete belle persone, quelle persone che, nonostante la quotidianità di una vita frenetica, trovano gli spazi e il tempo per stare insieme e camminare, scoprendo e vivendo spazi infiniti che la natura ci offre, rispettosi l’uno dell’altro e riguardosi dell’ambiente che ci circonda.
Un plauso a tutti i Volontari dell’Associazione: il loro impegno non è solamente “durante”, ma il carico di lavoro dell’organizzazione è stato prima, durante e dopo.
La macchina dell’organizzazione non si è mai inceppata, in perfetta sincronia soprattutto con l’aspetto umano, solidale e gioioso che ha accompagnato l’intera manifestazione.
Un grazie di cuore e un doveroso riconoscimento ai Volontari del Soccorso Alpino e della Protezione Civile: persone meravigliose che hanno volontariamente dedicano parte del loro tempo libero per darci supporto e assistenza, con grande sensibilità umana e notevole professionalità.
Un particolare ringraziamento per aver dato un giaciglio confortevole a Lola e a Charlie.
Per ultimo, permettetemelo, un carezza e una coccola ai cagnoloni, bravi compagni di viaggio!
Arrivederci alla prossima Camminalonga … “
Paola Sperti
Casalborgone, 9 luglio 2018
“… non invidiava le automobili, sapeva che in automobile si attraversa ma non si conosce la terra.
A piedi, … vai veramente in campagna, prendi sentieri e costeggi le vigne, vedi tutto.
C’è la stessa differenza che guardare un’acqua e saltarci dentro”.
Cesare Pavese da “La bella estate”

Ciao a tutti.
leggendo la bellissima esperienza che l’amica Paola ha vissuto e condiviso durante la notte della camminaloga non posso fare a meno di ringraziare comunque tutti i partecipanti che sono stati esemplari e rigorosamente puntuali alla tabella di marcia.
Ricordando le mie due camminalonga da partecipante devo pensare che solo un matto si metterebbe a fare una cosa del genere però, questa pazzia è talmente contagiosa che ogni anno molti amici la intraprendono per la prima volta e come è successo anche a me, il primo pensiero durante la fatica è il classico “ma chi me lo ha fatto fare…” ….
“non lo farò mai più”, pensieri che svaniscono una volta terminata e quando a casa ti riguardi le foto ed i ricordi di questa nottata e mattinata cominci a contare i giorni che ti separano dalla prossima.
Come assistente nelle ultime due edizioni devo ammettere che i colleghi la prendono molto sul serio, se così non fosse verrebbe vana tutta la manifestazione, molto importante la loro preparazione ed efficienza per il prima, durante e dopo l’evento.
Da parte mia, tra una miscela arabica ed una agrumata di the, ho cercato nel migliore dei modi di rendermi utile anche nel morale della truppa sostenendo con una battuta o un incoraggiamento i partecipanti.
Un grazie a tutti , è stato un onore ed un piacere farne parte.
Un ultimo ringraziamento va al Meteo, anche quest’anno è stato benevolo, non riuscirei ad immaginare di fare questa manifestazione sotto litri di pioggia sia come assistente sia come partecipante.
Mi raccomando per il prossimo anno….
Vinicio

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